PRIMA PARTE: DALL’INNAMORAMENTO ALLO STALKING
NO ALLA VIOLENZA
Educare gli uomini. Anzi rieducarli. E un po’ rieducare anche le donne. Lo “stalking”, termine inglese che significa “appostamento”, secondo il Ministero dell’Interno (1), è un fenomeno di cui sono vittime soprattutto le donne (77,7 % delle denunce). Nel 90 % dei casi i colpevoli sono recidivi, cioè sono già stati “ammoniti” dal questore per lo stesso reato, secondo quanto prescrive la legge. Si tratta perlopiù di molestie di vario tipo causate dalla cosiddetta “gelosia patologica”. Ma esiste una “gelosia normale”? Forse solleverò del dissenso, ma nutro qualche perplessità in proposito. Diversi autori parlano di “gelosia fisiologica”, quando è inseparabile dall’amore per il partner e si manifesta con comportamenti definiti “accettabili”, e “patologica” quando la gelosia genera comportamenti che non trovano riscontro nella realtà, cioè si trasforma in un delirio (2). Manca però, a mio avviso, in queste definizioni quella “gelosia eccessiva”, o come preferisco chiamarla, “gelosia pericolosa”, che ha radici in una concezione arcaica dei ruoli maschile e femminile e che tanta sofferenza procura nelle coppie e soprattutto nelle donne, fino a generare lo “stalking”. Ovviamente mi riferisco qui alla nostra cultura occidentale, senza entrare, a proposito di rapporti uomo-donna, nella spinosa questione del confronto con altre culture, quali quella islamica, che tanta parte occupa nel dibattito attuale. Rimanendo quindi alla nostra cultura, credo che la gelosia “in quanto tale” sia un sentimento potenzialmente pericoloso, sia per le coppie che per i singoli individui, specie per le donne. E per diventare pericoloso non dev’essere necessariamente un disturbo psichiatrico, può anche essere un atteggiamento che i più definirebbero come “normale”. E credo anche che se ne possano osservare degli indizi, dei segni premonitori…
… La gelosia rimanda direttamente al concetto di “possesso” e di “esclusiva”. “Possesso esclusivo” dei sentimenti, e spesso, del corpo di una persona, come fonte di piacere sessuale continuativo. Ma da qui al possesso della “persona in quanto tale” il passo può anche essere breve, e per difendere possesso ed esclusiva può venir usata talvolta la violenza psicologica ed anche fisica. La propensione all’uso della violenza è un segno premonitore importantissimo che va rilevato il più precocemente possibile in un rapporto. Ma di questo parleremo nella seconda parte di questo articolo. Di “gelosia pericolosa” e “femminicidi” sono ormai piene le cronache. Come ad esempio, solo per citare casi recenti, quel cantante-sosia di Zucchero che ha tenuto la partner prigioniera per mesi fino alla liberazione da parte dei carabinieri, oppure quel pensionato, brava persona, che ha ucciso la moglie con sei colpi di pistola perché lei voleva andare da un avvocato per separarsi. Spesso è difficile intravvedere quel sottile confine tra gelosia “normale” e “patologica” che pure taluni si ostinano a sostenere. Al contrario, a ben vedere, un atteggiamento “geloso” si accompagna ad alcune caratteristiche specifiche all’interno del rapporto di coppia. Ad esempio una “povertà” nel riuscire ad esprimere altrimenti il sentimento d’amore. “Dimmi che sei gelosa o geloso”, sta per “dimmi che mi ami”. L’altra o l’altro sono visti come un “oggetto acquisito”, come un “acquisto” scelto con cura, a volte da ostentare, di cui ci si garantisce il possesso e l’usufrutto, ma che in altri momenti viene “riposto” , quasi “parcheggiato”, fino alla prossima occasione. Ciò accade più spesso all’interno di una concezione “maschilista” che relega la donna in una condizione subalterna, concezione meno confessabile di un tempo ma ancora largamente praticata nei fatti. In questo talvolta è colpevole anche la partner femminile che si adatta supinamente a questo ruolo, anche se talvolta lo fa per paura di conseguenze peggiori. Quando invece, esiste uno scambio interpersonale ricco ed evoluto, con la condivisione “alla pari” di molti interessi ed esperienze, può esserci meno bisogno di esprimersi in termini di gelosia, perché emozioni e sentimenti sono più ricchi e variegati. Un altro tratto caratteristico può essere quel malinteso senso dell’onore che vede nell’infedeltà occasionale del, ma soprattutto della partner, un’onta da lavare, piuttosto che il sintomo di qualcosa che non va nel rapporto. Un atteggiamento che, invece di chiedersi qual è il problema reale, cosa che costringerebbe ad interrogarsi anche su se stessi, va alla ricerca del classico “serpente tentatore”. E così si proietta il problema all’esterno della coppia e di se stessi. Un caso estremo di questa situazione è quello del maschio che, geloso, e magari “stalker” verso la “sua” donna, è contemporaneamente infedele. Talvolta è la donna che incentiva questa situazione quando si innamora dell’uomo sbagliato e tuttavia non riesce a liberarsene perché si coinvolge emozionalmente così tanto nel rapporto da spendere tutte le sue energie, spesso inutilmente, per cambiarlo, come descritto magistralmente in “Donne che amano troppo”, un fortunato best seller di qualche anno fa (3). E anche su questo tema torneremo nella seconda parte. Ma soprattutto, credo che la gelosia, in tutte le sue gradazioni, sia un problema di “fragilità” di uno, o anche di entrambi i partner. Esaminando la letteratura in proposito ho trovato uno spunto molto interessante. In una ricerca (4) si parla di “fluctuating asymmetry” – asimmetria fluttuante – tra i partners come di un fattore favorente l’insorgere di “gelosia pericolosa”. Per “asimmetria fluttuante” intendiamo quella situazione in cui uno dei due avverte di essere in qualcosa inferiore al partner. Può essere la bellezza esteriore e quindi l’appetibilità sessuale, ma anche la posizione economica, il rango sociale, le capacità intellettuali o lo spessore culturale. Talvolta questa disparità non è fissa ma fluttuante, cioè si modifica nel tempo o a seconda delle situazioni, oppure è reciproca, come ad esempio l’inferiorità estetica di lui e contemporaneamente l’inferiorità economica di lei. Uno, o a volte entrambi quindi, vivono in un costante anche se sotterraneo stato di allarme, per il pericolo di perdere il proprio “oggetto d’amore”. E quando la gelosia diventa francamente un delirio essa può essere segno di un grave e continuato senso di “fragilità” e inferiorità di uno dei partner, condizione incompresa dall’altro, quando non inconsapevolmente alimentata (5). Ed è proprio il concetto di “oggetto d’amore”, così ben delineato da Freud nella sua caratteristica di “assolutismo psicologico”, che in questi casi si sostituisce ad una concezione più matura. Il rapporto di coppia infatti, per la persona gelosa, è tra un “soggetto” (se stesso) e un “oggetto” (il o la partner), invece che tra “due soggetti”, tra due persone. Due persone, in un rapporto d’amore evoluto infatti, possono anche essere unite da un patto reciproco, ma dovrebbero rimanere libere nella ragione e nel sentimento e avere “pari dignità”. Le unioni migliori e più durature si reggono infatti su questa libertà di “volere ogni giorno”, anche per molti anni, stare insieme alla persona amata, e avere ogni giorno validi motivi per farlo. Pari dignità, condivisione di esperienze ed emozioni, manutenzione quotidiana del rapporto, possono rendere meno necessaria la gelosia e prevenire il senso di fragilità e inferiorità “fluttuante” che può alimentarla. Per riassumere: ritengo che la gelosia possa “sempre” diventare pericolosa in un rapporto, quando si realizzano determinate condizioni. Dobbiamo pertanto impegnarci in una sorta di “ri-educazione sentimentale” che la renda meno necessaria. Ma siccome il problema è talvolta drammatico, dobbiamo anche individuare delle linee-guida per prevenirla e/o affrontarla adeguatamente. Si pongono quindi due possibili domande. Come prevenire la “gelosia pericolosa” scegliendo adeguatamente il partner e interrompendo precocemente rapporti altrimenti a rischio? E come gestirla senza troppi rischi quando il coinvolgimento emozionale è troppo grande e il rapporto dura da troppo tempo per interromperlo facilmente? Nella seconda parte di questo articolo: “Prevenire e gestire la gelosia pericolosa”, cercherò di proporre delle possibili risposte pratiche a queste due domande. (Continua).
1. Ministero dell’Interno. Il fenomeno dello stalking. Lo scenario a cinque anni dalla Legge. Roma,7 agosto 2014. http://www.interno.gov.it/sites/default/files/slide_fenomeno_stalking_0.pdf;
2. Fiore F., Prinetti C. La gelosia: patologia o amore vero? State of Mind. Il giornale delle scienze psicologiche, 2012. http://www.stateofmind.it/2012/01/gelosia-patologia/
3. Norwood R., Donne che amano troppo. Feltrinelli, 1989
4. Gangestad S. W., Thornhill R. (1997). The evolutionary psychology of extrapair sex: The role of fluctuating asymmetry. Evolution & Human Behavior, 1997, 18: 69-88.
5. Dimaggio G., Montano A., Popolo R., Salvatore G. Cosa cercare: le componenti dello schema interpersonale in “Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità” Cortina Ed. 2013, pag. 69.